La valutazione nella formazione medica Stampa E-mail

Una problematica complessa. L’attuale sistema di formazione in medicina prevede momenti valutativi in tutte le fasi del percorso di apprendimento: come studente, come tirocinante, come specializzando e nel corso di tutta la vita professionale del medico. L’insieme degli strumenti valutativi a nostra disposizione solleva molte domande. Come fare a sapere se un metodo di valutazione è preciso? Se misura davvero ciò che si è preposto di valutare? Con quale frequenza va applicato? Vi sono ambiti che non sono attualmente considerati nella valutazione complessiva delle prestazioni e conoscenze di un medico o di uno studente in medicina? Sono domande alle quali vanno date risposte contestualizzate, in quanto molto dipende anche dagli obiettivi che si prefigge la valutazione stessa. Un articolo sul New England Journal of Medicine offre una panoramica degli approcci valutativi, dei punti di forza e dei limiti dei vari metodi e una prospettiva su come integrarli ai fini di una valutazione che sia non solo quantitativa ma anche formativa.

La competenza è legata al contesto. “La competenza non è un obiettivo da raggiungere, ma piuttosto un atteggiamento di disposizione ad apprendere nell’arco di tutta la vita”. Così si esprime Ronald Epstein, autore dell’articolo, nel centrare la problematica legata alla valutazione delle competenze e delle prestazioni mediche. Il corpo di competenze del medico è complesso, e va dall’ambito delle conoscenze teoriche, tecniche e pratiche fino alle capacità di lavorare in gruppo, di comunicare con il paziente, di essere empatico, di riflettere sul proprio operato e di analizzare dati complessi e spesso ambigui alla luce della propria esperienza e intuizione. A parte la capacità di instaurare una relazione terapeutica, che è relativamente indipendente, tutte le altre abilità dipendono fortemente dal contesto e non sono generalizzabili a qualsiasi situazione. Questo pone delle problematiche specifiche, nel momento in cui si vogliano elaborare degli strumenti standardizzati per valutare le competenze mediche e la loro applicazione nella pratica clinica.

Tante metodologie. I metodi valutativi spaziano dalle prove scritte (domande a scelta multipla o a risposta aperta; astrattamente generali e standardizzate o circostanziate e ricche di dettagli contestuali, come le discussioni su casi reali o simulati) alle valutazioni delle prestazioni, effettuate da altri soggetti (supervisori e tutor, in seguito a periodi di osservazione sul campo o a pratiche cliniche appositamente ideate; colleghi e operatori appartenenti al proprio team di lavoro; valutazioni fornite dagli stessi pazienti). Possono essere utilizzati ausili di vario tipo, dai video al computer, dai manichini all’impiego di attori professionisti per creare situazioni simulate. Nessuno di questi approcci di per sé può fornire un quadro completo del soggetto, però l’utilizzo contemporaneo di diversi metodi può avvicinarsi ad offrire una visione “a 360 gradi”, nella quale un approccio può compensare i limiti e le carenze di un altro.

Valutazione sommativa o formativa? I metodi di valutazione possono essere volti ad estrapolare entità misurabili, cioè essere “sommativi”, oppure avere non solo l’obiettivo di collocare la performance medica in un punto su un continuum, ma andare oltre ponendosi come strumento di per sé formativo: di stimolo ad apprendere, di verifica del proprio stesso processo di acquisizione della conoscenza, di momento esperienziale, seppure simulato e semplificato, delle situazioni con le quali ci si dovrà confrontare nella pratica quotidiana. Uno dei sistemi più formativi in uso nei Paesi anglosassoni è il Portfolio, una raccolta di materiali formativi, attestati, autovalutazioni, ricerche bibliografiche, progetti di studio e di aggiornamento. Questo complesso di dati può essere utilizzato insieme dal tutor e dal discente, sia per verificare in ogni momento il procedere del percorso formativo, sia per stimolarlo. “I docenti”, conclude Epstein, “devono essere consapevoli di come la valutazione incide sull’apprendimento, dei potenziali effetti indesiderati di questa, dei limiti di ciascun metodo (compresi i costi), e della cultura dominante del programma o dell’istituzione entro la quale la valutazione ha luogo”.

Ultimo aggiornamento Lunedì 15 Marzo 2010 18:20
 

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